mercoledì 7 agosto 2013

Recensione | Cucciò e la Pietra Filosofale - Roberto Ragone

Buonsalve, carissimi e svolazzanti lettori (?)
Oggi ho deciso di scrivere in un orario in cui la temperatura non si avvicina a quella di un forno acceso, per cui vi risparmio la gif sul caldo.
Per non smentirmi, però, mi concedo un momento da fangirl e mi rivolgo soprattutto a tutti gli Whovian lì fuori.

Hanno annunciato il nuovo Dottore! 
Ho fangirlato di brutto, devo ammetterlo. Soprattutto quando mi sono resa conto che lui ha già partecipato a Doctor Who e a Torchwood. Non vedo l'ora che inizi la nuova stagione. E non voglio nemmeno menzionare  lo speciale per il 50° anniversario della serie.
Così, tanto per dire. Ci saranno QUESTI DUE. INSIEME. 
Vaneggiamenti inutili a parte (TU SEI INUTILE IL DOTTORE NON E'INUTILE), torniamo a noi.
Qualche tempo fa ho finito di leggere un libro molto particolare e ho voluto aspettare un po' prima di recensirvelo.
Fai poco la tipa figa. E' che sei troppo pigra.
Ora credo di averci riflettuto abbastanza.
Si tratta di Cucciò e la Pietra Filosofale di Roberto Ragone.
Già dalla descrizione, si può percepire l'impostazione allegorica del libro:

Cucciò e la pietra filosofale
ROBERTO RAGONE 



 Meligrana ▲ Brossura 140 pagine ▲ 12.00 € 

TRAMA: « Prendere una grande, grandissima tela bianca vergine, troppo grande per qualsiasi cavalletto, metterla contro il muro di una stanza completamente vuota. Fra la tela e il pittore mettere tutti in fila tanti grandi barattoli aperti di tutti i colori del mondo. E alla fine guardando quel grande affresco finito ti rendi conto che hai di fronte l'inconsapevole narrazione della tua vita, vista dalla parte di dentro, che Cucciò sei tu e che quella è la tua storia. Questo è Cucciò e la pietra filosofale.»






Inizialmente io non sapevo bene cosa aspettarmi. Inutile dirvi che il titolo mi ha rimandato direttamente ad Harry Potter, ma le somiglianze tra i due libri si limitano al questo.


La storia si apre con un episodio piuttosto singolare: un vecchietto, in un bar, racconta di un Bosco Incantato. Nessuno gli crede, tranne un ragazzo, Cucciò, che si rivela essere proprio la persona che il vecchio doveva incontrare. L'anziano signore spiega a Cucciò la strada per arrivare nel Bosco Incantato e lo mette in guardia: è un'opportunità che non deve perdere, se non vuole che la sua vita diventi un semplice e banale passaggio sulla terra.

Cucciò intraprende il suo viaggio. Inforca la bici e, seguendo le indicazioni, arriva nel Bosco Incantato. Qui, incontra di nuovo il vecchio che gli lascia un enigma, un acronimo: VITRIOL.
Cucciò va dal suo professore di Latino per farsi spiegare la sigla. Lui, il professor Abbaquà, che dovrebbe essere la guida di Cucciò in questo viaggio, muore prima di potergli impartire la seconda lezione. Ma il viaggio di Cucciò non si conclude.

Insomma, la storia sembra impostata come una fiaba, ma in realtà è anche un "romanzo di formazione" e un'allegoria.
La struttura della narrazione è lineare e schematica, semplice. Non ci sono colpi di scena, o improvvise virate, perché non ce n'è bisogno. La storia non è fine a se stessa, ma è un modo per mandarci un messaggio. Lo stile, d'altronde, è appropriato ai fini dell'autore. E' uno stile semplice, trasparente e scorrevole, che non distrae dal contenuto e contribuisce a rendere l'idea di una fiaba, così come la scelta dell'autore di non usare nomi propri di uso comune, preferendo, nella maggior parte dei casi, nomi accentati sull'ultima sillaba (Cucciò, il professor Abbaquà, Katì...).

Come ho detto, il viaggio di Cucciò segue una struttura molto chiara: tre tappe, tre maestri e, infine, il passaggio della saggezza acquisita ad un nuovo allievo. Il libro si chiude come è iniziato, in un ciclo che rimanda al ciclo della vita.

Il messaggio che Roberto Ragone vuole affidarci è molto positivo: non lasciare che la mente diventi impura e chiusa, tenersi pronti alle sfide della vita con animo coraggioso, essere sempre curiosi nei confronti del mondo attorno a noi, perché non si smette mai di imparare. Così, provando e riprovando, possiamo trovare la nostra Pietra Filosofale.

Purtroppo, ho anche un paio di appunti negativi, anche se relativamente, perché si tratta di obiezioni soggettive.
L'allegoria della storia è troppo esplicita. Ad un certo punto, tutto ci è spiegato per filo e per segno. Certo, può essere chiarificante, ma per me è semplicemente l'occasione mancata per poter ragionare da sola su quello che ho letto, per poter rendere questo libro più mio. Naturalmente, continuerò ad avere la mia visione, ma fornirmene una "ufficiale" è un po' come tarparmi le ali.
Inoltre, sempre per essere pignoli, ho trovato la trama un po' prevedibile, ma mi rendo conto che non sarebbe stato possibile avere una trama ricca e sconvolgente, vista l'impostazione data al libro.

In conclusione, il romanzo di Ragone è una storia semplice, ma di ampio respiro. Purtroppo io, personalmente, non credo di essere riuscita ad apprezzarla come meriterebbe.
Gli do tre Wolverine.




2 commenti:

  1. Si mi sono usciti gli occhi dalle orbite dopo aver sentito la notizia XD Si è fatto un terzo di Torchwood XD La notizia brutta è che l'ottava stagione, ahimè, in Italia andrà in onda a fine 2014 circa.

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    1. Io non l‘ho visto tutto Torchwood. Anzi, ho visto solo l‘ultima puntata in cui c‘è Capaldi (per non dare spoiler xD). Ecco perchè ho fangirlato ancora di piú.
      Visto che io lo seguo in inglese, vedró l‘ottava un po‘ prima, ma è comunque troppo tempo T.T non ci resta che aggrapparci allo speciale dei 50 anni!

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