sabato 14 settembre 2013

La storia della bambina che andò nel mondo delle fate - Guendalina Storkly

Buonsalve a tutti, miei bellissimi lettori!
Come procede la vita?
Io sono immersa fino al collo nei libri di università, inutile che ve lo dica. Sto aspettando il risultato di un esame, quindi sono in uno stato di ansia pazzesco (infatti ho appena comprato un libro su Amazon. Lasciarmi soldi sulla postepay è stato un pessimo errore, mamma).
"HAI COMPRATO UN ALTRO LIBRO!?" "No. Nego. E' arrivato da solo."
Comunque, oggi metto da parte i miei doveri universitari e abbraccio quelli da blogger. Ho letto "La storia della bambina che andò nel mondo delle fate (e che riuscì a tornarvi quando divenne grande)" il mese scorso, in vacanza. Il titolo aveva attirato la mia attenzione ed ero decisamente ben disposta nei confronti di questo libro.


Il presente libro narra la storia di una fanciulla che durante il sonno sognava di staccarsi dal suo corpo, recandosi in mondi immateriali abitati da quegli esseri mera- vigliosi dei quali parlano le antiche fiabe e che furono descritti in certi racconti mitologici, come le Fate, i folletti, le ninfe, i panischi e via dicendo.
Crescendo la ragazza perde però la capacità di poter fare questi viaggi onirici, o quanto meno non riesce più a ricordarsi di ciò che fa e di dove va quella sua parte che nell’adolescenza aveva il privilegio di poter accedere ai mondi fatati, e si trova a dover vivere la normale vita di ogni essere umano.
Ma essa ad un certo punto inizia a percepire la semplice realtà materiale e storica come un limite per lei troppo angusto e quindi cerca in ogni modo possibile di sognare nuovamente quelle meravigliose realtà immateriali che ella da giovane aveva descritto in un suo diario segreto. Perché ciò possa avvenire, ella dovrà però riconciliarsi col suo ‘corpo di sogno’, ovvero con quella parte di se stessa che rifiuta gli interessi, i comportamenti e gli obbiettivi esistenziali di quella parte di lei, che vive la normale vita di tutte le donne moderne. Tale risultato sarà ottenuto dopo che la protagonista del racconto sarà riuscita a tornare naturale e spontanea come quando era bambina e sopratutto dopo un avvenimento inatteso e pericoloso, che invece di provocarle dei danni fisici, causerà in lei una vera e propria estasi, durante la quale incontrerà nuovamente quei personaggi eterei e luminosi che tante volte aveva sognato nell’adolescenza.



Il libro ci viene presentato come una testimonianza autentica, una versione romanzata e adattata per il pubblico delle esperienze realmente vissute dall'autrice (che, per ragioni di privacy, scrive sotto pseudonimo). L'idea che un viaggio "nel mondo delle fate" potesse essere reale mi ha attratta moltissimo. In fondo, chi non ha desiderato che il mondo immaginario della nostra infanzia fosse vero?
L'effetto realistico è accentuato dall'espediente del "manoscritto ritrovato": come appendice, troviamo alcune pagine del diario scritto dall'autrice da bambina, stilato in un alfabeto segreto in modo che risultasse leggibile solo a lei, con allegata la chiave di decrittazione. Che si tratti effettivamente di un espediente letterario o della pura verità, siamo portati a credere a ciò che leggiamo e ci troviamo catapultati nel mondo di Vera, la protagonista/alterego dell'autrice.

Vera è una bambina sensibile e intelligente che, purtroppo, è costretta a passare molto tempo da sola. Quando, dopo la separazione dei genitori, Vera va a vivere a casa dei nonni, iniziano anche le sue esperienze oniriche nel mondo delle Fate, aiutate dall'ambiente naturale e fiabesco che la circonda.
I suoi viaggi sono intrisi di armonia e magia. Vera viene a contatto non solo con esseri fantastici, quali panischi, fate e folletti, ma entra in sintonia anche con elementi naturali, gli alberi e gli animali. Si fa riferimento a esperienze erotiche con questi elementi; esperienze che vanno intese come unioni di spirito: diventare tutt'uno con le altre entità del mondo fatato. Il tutto, naturalmente, viene registrato nel suo diario segreto.
Questi viaggi, tuttavia, non sono fini a sé stessi: Vera, con l'aiuto delle fate, sta diventando una persona migliore, capace di riconoscere ciò che giusto e ciò che è sbagliato.
Arriva però il momento in cui Vera deve lasciare il mondo delle Fate e tornare in quello degli uomini. Questo passaggio è indispensabile affinché Vera diventi sempre più degna del mondo delle Fate. Tornare in quel mondo magico però può essere difficile, quasi impossibile, perciò le viene consegnata una chiave, sotto forma di un anello. Le Fate si raccomandano con lei: non deve togliersi l'anello per nessuna ragione, altrimenti la parte esterna di lei, quella che è a contatto col mondo degli uomini, può prendere il sopravvento e farle dimenticare la sua esperienza nel mondo delle Fate. A quel punto le sarebbe impossibile ritornare.

Quando Vera torna nel mondo degli uomini, si scopre ormai giovane donna e non più una bambina. Ci rendiamo conto di aver perso insieme a lei il senso del tempo storico, visto che nel mondo delle Fate non ha importanza. Per i nonni di Vera, invece, il tempo è passato in modo normale: hanno visto crescere la loro nipotina senza rendersi conto che la sua realtà era un'altra.
A questo punto, Vera fa un errore madornale: si toglie l'anello.
La parte interiore di lei, quella che era legata al mondo delle Fate, offesa, si ritira nei meandri della sua mente e Vera inizia, gradualmente, a dimenticare le sue esperienze oniriche.
Inizia così la parte "normale" della vita di Vera. Finisce la scuola, si iscrive all'università, si trasferisce in città, si laurea, conosce un giovane architetto e va a vivere con lui. Se tutto fosse continuato così, lei avrebbe avuto una vita normalissima ma appagante, eppure Vera inizia a sentire il bisogno di qualcosa di più, un'esistenza che non sia succube degli alti e bassi del mondo, ma un'armonia duratura e costante. Il punto di svolta si ha quando il giovane architetto, vedendo la casa che i nonni di Vera le hanno lasciato in eredità e dove lei ha trascorso la sua infanzia, suggerisce di abbattere "la vecchia catapecchia" e lottizzare la radura che era stata il luogo preferito di Vera.

Lei decide di lasciare l'architetto e aggiustare da sola la vecchia casa dei suoi nonni.
Spazzare, riordinare, perfino svolgere piccole manutenzioni si rivelano essere azioni terapeutiche per il suo io interiore che comincia a riaffiorare. Piano piano, Vera torna ad avvertire quella sintonia con la natura che aveva caratterizzato la sua infanzia. Riprende il suo vecchio diario, che fino a quel momento era stato incomprensibile per lei, e rilegge le sue esperienze oniriche da bambina, dapprima con sguardo distaccato, poi con la crescente sensazione che tutto ciò che ha scritto si sia effettivamente verificato. Lo scioglimento è il ritrovamento dell'anellino che le avevano dato le Fate (avvenuto grazie a Biagio, il gatto che viveva a casa di Vera quando era bambina e che si è reincarnato in un cane). Vera ricorda tutto e delle eteree Entità si palesano davanti ai suoi occhi. La Vera interna, il suo spirito, si è ricongiunta con la Vera esterna, quella che vive nel mondo degli uomini. Le sarà possibile tornare nel mondo delle fate e, da adesso in poi, la sua vita ci sarà la felicità e l'armonia che ha agognato negli ultimi tempi.

Mi sono sentita molto vicina all'autrice di questo libro, perché il mio lato incline al fantastico mi spinge a credere sinceramente a tutto ciò che ha raccontato. Il mistero che avvolge questa storia mi ha fatto sentire quasi privilegiata ad aver avuto la possibilità di leggerla. C'è qualcosa, però, che contemporaneamente mi ha tenuta lontana dalla vicenda, quasi come se fossi costretta a guardare da terza, senza la possibilità di sentirmi partecipe. Un po', credo, sia colpa dello stile: tutto è raccontato come una lunga fiaba, con toni aurei e onirici. La storia ci fluttua davanti agli occhi, luminosa eterea e...irreale. Un contrasto davvero poco felice con la sensazione di autenticità data dai frammenti del diario riportati in appendice.
Non mi sento di dare a questo libro troppi Wolverine, perché sono un tantino delusa. Sarebbe bastato uno stile un po' più realistico, meno frettoloso, per farmi sentire più coinvolta e, quindi, apprezzare di più la storia. Infondo, volendo credere alla veridicità delle sue parole, l'autrice voleva condividere le sue esperienze senza incorrere in critiche e scetticismo. Perché, quindi, tenerci tanto a distanza?

Ehi, niente male!

La storia della bambina che andò nel mondo delle fate (e che riuscì a tornarvi quando divenne grande), scritto da Guendalina Storkly, è edito da Edizioni della Terra di Mezzo e si trova in libreria a 13,50€



6 commenti:

  1. Un vero peccato, sembrava davvero un libro interessante!! :(

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  2. Vergogna Mys!! ... ... No non è vero, brava brava, continua a negare e riempiti la libreria ahahahha
    Comunque a me questo libro non ispira granché!

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  3. A me piace un sacco la storia. Sono stato incollato alla recensione per diversi minuti, eprchè volevo rileggere le frasi più belle, che mi hanno colpito nel profondo, in particolare quelle in cui scrivi del rapporto di Vera con qualcosa di fantastico, che non riesce più a cogliere per via dell'assenza dell'anello magico. Il finale mi è piaciuto, perchè una storia iniziata bene, a mio parere, deve finire anche nel migliore dei modi. Lo considero il classico romanzo cavalleresco, sebbene sia del tutto diverso nella trama. I due generi si assomigliano perchè seguono la semplice linea di:
    - inizio fantastico
    - pericolo/ostacolo da affrontare
    - aiuto dall'esterno (in questo caso, il cane/gatto Biagio che le riconsegna l'anello, altro elemento presente nel romanzo antico
    - Lieto fine

    Tutto sommato mi attira un sacco, quindi comprerò e leggerò il libro per poi valutare la mia partecipazione emotiva in base allo stile.
    Bella recensione, complimenti :)

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    1. Vorrei regalarlo alla mia bimba di 8 anni, pensi sia una lettura adatta?
      Grazie

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  4. Qualcuno che lo ha letto saprebbe dirmi se è adatto alla lettura di una bambina di 8-9 anni?

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