martedì 14 maggio 2013

Recensione | Se solo fosse vero - Mark Levy

Dunque.
Ho trovato questo libro per caso nella libreria di mia zia, quando sono stata qualche giorno da lei a Latina.
Ero così curiosa di leggerlo da farmelo prestare; qualche anno fa ho visto la trasposizione cinematografica e ricordo di averla letteralmente adorata, quindi presupponevo che avrei amato anche il romanzo.
Presupposto sbagliato.
Ma andiamo per ordine.

Se solo fosse vero
MARC LEVY 



 Corbaccio ▲ Rilegato ▲ 15,00€ 

TRAMA: Arthur ha avuto una giornata faticosa, si è appena trasferito in un nuovo appartamento. Finalmente si concede un bagno con un bel sottofondo musicale. Qualcuno però sta battendo il tempo con le dita! Una giovane donna che sostiene di essere uno spirito il cui corpo giace in coma in ospedale in seguito a un incidente. Arthur naturalmente non le crede e accetta di accompagnarla in ospedale, dove lei vuole mostrargli il proprio corpo, solo per potersene liberare. Con il passare delle settimane i due diventano amici e il sentimento che li unisce si trasforma in amore. Poi un giorno i medici decidono di staccare le macchine che tengono in vita Lauren e ad Arthur non resta che trovare una soluzione, in una corsa contro il tempo.


L'idea di fondo è carina: lei è in coma, il suo spirito vaga nel suo vecchio appartamento e rompe le scatole al nuovo inquilino, un pallosissimo architetto. I due, stando a contatto tutti i santi giorni, finiscono per innamorarsi (giustamente, non potevano uccidersi a vicenda. Voglio dire, lei è incorporea, no?). Poi, visto che ci vuole sempre il colpo di scena che va a minare la tranquillità della coppietta felice, i medici dell'ospedale vogliono staccare la spina alla ragazza, visto che in sei mesi non ci sono segni che indichino un qualche miglioramento.
O meglio, uno c'è, ma l'infermiera di turno se lo perde (e, ovviamente, questo non viene registrato da nessuna parte e nessuno se ne rende conto. Non fa una piega).
Quindi, io che leggo il libro, inizio a sperare in un qualche finale al cardiopalma.
Invece no.
Lui, Arthur, ruba il corpo di Lauren dall'ospedale (senza incappare in troppi problemi) e lo porta nella casa in cui è cresciuto. Un poliziotto segue prove immaginarie e campate in aria, lo trova e, invece di arrestarlo, lo aiuta a salvarsi il fondoschiena (?). E tutto finisce in cioccolatini e tazze di the strazuccherate.
Evito di spoilerare troppo sul finale effettivo, ma potete tranquillamente intuire dove si andrà a parare.

Adesso. Passino gli elementi da romanzetto harmony di second'ordine (siamo tutti bellissimi, siamo tutti ricchissimi, siamo tutti troppo fighi per fare un lavoro la cui retribuzione non sia pari a 5744698787 milioni di euro) e passi pure il finale abbastanza prevedibile. Non mi lamento del lieto fine, mi lamento del modo in cui ci si è arrivati. E' la banalità che proprio non mi va giù, e questo romanzo ne è colmo fino all'orlo.
Personaggi piatti, stile insipido, dialoghi sciatti e decisamente poco realistici; basti pensare che i due protagonisti passano metà libro a darsi del lei e ad usare toni formali, per poi, improvvisamente, ingozzarsi di tesoro mio e dichiarazioni di amore.
Sarò io ad essere poco attenta (e no, non credo), ma io questo innamoramento - lampo o non che sia - me lo sono persa.
Credo sia questo il punto di tutta la situazione: l'autore ha strutturato malissimo il libro.
Ha dato importanza a digressioni francamente inutili (come la comparsata del poliziotto, per citarne una) o riassumibili in poche righe (insomma, dolcissimo il rapporto del protagonista con la madre defunta, ma taglia corto e occupati della poveretta in coma!) e ha trattato con troppa superficialità il cuore del romanzo.
Una scena del film
I personaggi sono buttati lì, quasi fossero impiantati in un contesto di cui non fanno effettivamente parte: Levy non me li ha fatti apprezzare e né, tantomeno, conoscere. Ecco spiegato perché, nel pensare a Lauren, io immagino Reese Witherspoon e non una donna che corrisponda alla descrizione fatta su carta.

Questo romanzo non mi ha lasciato niente, non mi ha dato niente, è emotivamente stitico; ho inarcato le sopracciglia e storto il naso continuamente durante la lettura, manco avessi dei tic nervosi.
E' una storia debole che crolla sulle sue stesse fondamenta.
Il film, invece, è decisamente carino. Un consiglio spassionato: se proprio volete darvi a questa "storia d'amore che ha fatto piangere il mondo" (????), ritagliatevi un paio d'ore e guardate Reese Witherspoon e Mark Zuffalo e le loro "gag". 

Gli ho dato un Wolverine (invece che condannarlo al Wolverine monocromatico) semplicemente perché mi sono piaciute un paio di citazioni qua e là che, estrapolate dal contesto, non sono malaccio.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Già che ci sono, vi lascio il trailer del film e auguro a tutti una buona serata!

 


5 commenti:

  1. Il film è davvero molto carino e mi hai fatto venire voglia di rivederlo! *_*

    Peccato che il libro non sia così perché mi sarebbe piaciuto leggerlo ç___ç

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    1. Sono rimasta davvero delusa dal libro :(
      avevo grandi aspettative!

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  2. Concordo pienamente con te: il libro era una palla assurda, e tra protagonisti scialbissimi e storia stra-zuccherosa, non so come ho fatto a terminarlo...

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    1. Infatti. Mi sono proprio dovuta impegnare per non chiuderlo dopo le prime 50 pagine D:

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  3. Divertente la recensione, ma la cosa più bella è il consiglio. Il film merita. Anche se non sono un estimatore del genere. Tuttavia se il protagonista si fosse arrabbiato avrebbe dato quel... "tocco in più", ma...

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