giovedì 30 maggio 2013

Recensione | Stoner - John Williams

Buon pomeriggio a tutti!
Approfitto di una delle mie solite pause studio per parlarvi finalmente di Stoner di John Williams.
Ve ne avevo già accennato qui e, come ho scritto nel primo WWW Wednesday, ho finito di leggerlo già da una settimana, più o meno.
Non ho potuto recensire questo romanzo subito dopo averlo finito: avevo bisogno di assimilarlo per bene e di comprendere, nel migliore dei modi, come poter rendere quello che avevo provato durante la lettura.
Ancora non sono certa di esserci riuscita, ma che ne dite di fare un tentativo?




Stoner
JOHN WILLIAMS 


 Fazi ▲ Rilegato 332 pagine ▲ 17,50 € 

TRAMA: William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti


William Stoner è un individuo estremamente semplice.
Cresciuto nell'ignoranza caratteristica del suo paesino rurale di origine, aiuta i suoi genitori a tirare avanti la piccola fattoria di famiglia. La sua adolescenza è composta da un susseguirsi di giorni tutti uguali, fatti di sudore, fatica nei campi e levatacce per adempire ai suoi compiti, prima di raggiungere la scuola di campagna a cui è iscritto. A diciotto anni, una volta terminata le superiori, segue il consiglio del padre e si immatricola alla facoltà di Agraria dell'Università Columbia.
Per mantenersi, lavora presso un cugino della madre, per il quale deve svolgere varie mansioni prima e dopo aver seguito le lezioni. Tutto il primo anno va avanti così, con Stoner che esegue i suoi compiti lavorativi e didattici con indifferenza, "senza piacere né pena".
Il cambiamento si ha quando il ragazzo ascolta un sonetto di Shakespeare, durante una lezione di Letteratura Inglese. Stoner rimane completamente folgorato e, per la prima volta nella sua vita, imbocca una strada interamente delineata da lui: cambia il suo corso di studi, iscrivendosi a Letteratura.
Il mondo che gli esplode intorno, nel momento in cui entra a contatto con le opere eterne della letteratura inglese, fa in modo che Stoner viva le sue giornate universitarie con un vigore ed un entusiasmo tutto nuovo, che lo porterà a sviluppare un vero e proprio amore nei confronti di quel che fa, tanto da convincersi a non abbandonare l'università e restarvi come insegnante.
Durante una festa organizzata dal rettore del campus, Stoner conosce Edith e se ne innamora perdutamente. Scoprirà solo con il tempo che, dietro ai modi fini e affascinanti della donna, si nasconde un'aridità ed una freddezza che lui non era stato in grado di cogliere.
L'esistenza di William Stoner procede, piatta ed incolore; ogni sprazzo di gioia viene guastato, ogni barlume di luce viene prontamente tappato da interferenze esterne.

E lui è lì, mite e silenzioso, che continua a muoversi unicamente lungo il suo binario, senza mai deviare, senza lasciarsi stravolgere dagli avvenimenti: non si lascia cambiare dai comportamenti della moglie e dal dover svolgere lui i suoi compiti all'interno della casa, da una figlia tanto amata e sempre più distante, dai colpi bassi giocati a suo discapito da qualche collega, da un amore distrutto a causa di pettegolezzi e da qualche minaccia.

Vive ogni momento, lo assimila, ne soffre e lo mette da parte. Va avanti, Stoner, senza rimostranze o vendette.
L'ultima parte del romanzo è caratterizzata da uno dei finali più belli che io abbia mai letto.
John Williams è stato in grado di dare una tale potenza e compostezza narrativa ad una scena effettivamente semplice e, a volte, fin troppo banalizzata, fino a renderla un connubio di emozioni.

Questo romanzo mi ha completamente spiazzata.
John Williams racconta di un uomo invisibile nella sua stessa esistenza.
È la descrizione di quella che può essere stata la vita di tanti uomini vissuti nel periodo del primo Novecento (e, perché no, anche a noi contemporanei!), fatta di alti e bassi, di gioie e di dolori, di lacrime e sorrisi.
Non c'è nulla di speciale nella trama in sé, ma è la forza dello stile narrativo a fare il resto.
Raccontare della quotidianità senza cadere nella banalità non è mai facile, ed è qui che si vede il vero talento.
Non riesco a trovare nessuna pecca, neanche impegnandomi con tutta me stessa.
Avrei voluto che William si ribellasse, che prendesse a calci qualcosa, che facesse valere la sua opinione in qualche modo, ma so che non sarebbe stato in linea con i presupposti del suo personaggio.
(Edith, IO TI ODIO. TI ODIO, BRUTTA MUCCA. E ODIO ANCHE TE, LOMAX! CREPA!)


Emozionante e coinvolgente, mai banale pur essendo ordinario, struggente in alcuni passaggi...

Insomma, è uno di quei libri che ti lascia qualcosa, che ti tiene con il naso immerso alle pagine fino alla fine e che ti fa venire voglia di leggerne ancora e ancora.
Assolutamente consigliato!

Se lo avete letto e avete pareri diversi, ogni opinione è ben accetta! :)




3 commenti:

  1. Leggendo la tua recensione comprendo perché tu abbia dovuto assimilare un po' il libro prima di scriverla. Sembra interessante, sicuramente straziante, di quei libri che ti lasciano interdetta e perplessa in alcuni punti... grazie per avermelo fatto conoscere!

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  2. Più che altro, ti viene sempre da chiederti "ma perché?!".
    Grazie a te per essere passata :)
    Mel

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  3. Mi è piaciuto tantissimo. E' un libro che davvero lascia qualcosa.

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